Non so più chi sono professionalmente. Che devo fare?
Cosa scatta nella nostra testa quando riceviamo più e più rimproveri? Quando il capo ci continua a dire che non abbiamo portato i risultati voluti o che non abbiamo fatto quello che lui si aspettava, che accade dentro di noi? Chi sbaglia: noi o il responsabile? A chi tocca fare la prima mossa? E quale mossa fare? Se anche tu ti sei trovato in questa situazione, questo articolo ti può fornire i consigli giusti.
Perdere di vista il proprio ruolo professionale
Federico è un manager di un’azienda di servizi. È un responsabile di medio livello, cioè gestisce alcuni dipendenti e risponde del suo operato ad un responsabile di grado più alto del suo, che è arrivato da poco nella sua azienda. Ha un modo di lavorare molto diverso da quello che Federico conosce ed inizia a pressare Federico e la sua struttura con obiettivi numerici, con nuovi strumenti e con dichiarazioni che Federico fa fatica a comprendere ed anche a condividere.
Hanno continue riunioni, ma non riescono a trovare un filo comune di pensiero e di dialogo e Federico non riesce più a capire chi è e cosa deve fare.
Eppure ne ha di esperienza Federico: è nella stessa azienda e nello stesso ruolo da più di quattro anni, ma questo nuovo manager non riesce proprio a capirlo.
Cosa vuole da lui? Cosa deve fare? Cosa vuole che faccia anche nei confronti delle altre persone del gruppo?
Federico, pur cercando di chiarirsi le idee con il responsabile, non ci riesce ed entra così profondamente in crisi da dichiarare:
“Non so più chi sono professionalmente. Che devo fare?”
Sentirsi continuamente inadeguati
Il mutamento improvviso dello stile di lavoro e del linguaggio del nuovo manager lo disorienta così tanto e così profondamente, che Federico crolla emotivamente sulla dichiarazione della sua frase e scoppia perfino a piangere. È distrutto. Non a torto, visto che il sentirsi continuamente inadeguati, porta a sentirsi prima sbagliati e poi addirittura inutili.
La crisi professionale può minare l’identità della persona. Parte il dialogo interno che è del tipo “non vado bene” oppure “ho sbagliato anche questa volta” e che lentamente, un po’ per volta, sgretola la sicurezza della persona. Il pensiero ci guida in comportamenti ed atteggiamenti che possono essere funzionali o disfunzionali a seconda che sia positivo o negativo e per Federico è partita l’onda nera!
Federico si chiede cosa può fare o dire per cambiare in qualche modo la situazione e non sa proprio come affrontare questa situazione, complicata dal clima teso e nervoso che si è instaurato tra lui ed il suo manager.
Ri-analizziamo insieme le conversazioni. Ragioniamo sui diversi ruoli che hanno e sulle aspettative di ognuno. Federico prende in considerazione diverse alternative, allenandosi al cosa e come parlare al suo manager e ristruttura anche il suo modo di procedere nel lavoro, re-interpretando i messaggi che il manager gli manda.
La fiducia in se stessi: il raggio di sole
Ed arriva il raggio di sole! Federico torna ad avere fiducia in se stesso quando inizia a capire che lo scontro tra lui ed il responsabile era dettato più dall’incomprensione verbale e non da un giudizio negativo sulla sua persona. Iniziano perfino a capirsi, ora, quando parlano ed il manager arriva a dichiarargli che ha fiducia in lui.
Federico avrebbe tanto desiderato non doversi accollare lui l’onere della prima mossa, ma capisce che non è importante chi parte per primo. È importante che qualcuno inizi a modificare qualcosa, perché i piccoli cambiamenti in noi, generano a cascata cambiamenti negli altri e questo vale anche nelle relazioni umane.
Se stai vivendo anche tu una situazione simile e vuoi migliorare il tuo modo di relazionarti e di comunicare, scrivimi a info@lauramarinelli.it e valuteremo insieme un percorso di crescita personalizzato su di te!
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