Perfezionismo e pensieri negativi: la storia di due fratelli imprenditori
Che accade in noi quando riceviamo un’eredità importante, ma non una delega di pari livello?
Ho affrontato più volte questo genere di ostacoli e la chiave di volta è che ognuno di noi ha bisogno di trovare la sua strada, il proprio stile di fare le cose.
Ci riesci solo se hai al fianco qualcuno che ti sprona a tentare e sperimentare, finché non giungi a ciò che ti soddisfa, a volte anche tornando indietro su scelte fatte in precedenza, e che nel percorso ti fa assaporare il gusto di ciò che ti è riuscito di fare, proprio come lo avresti voluto fare tu!
È quanto accaduto con Giuliano e Caterina (nomi di fantasia), che sono fratello e sorella. Sono figli di un imprenditore che, quando ha deciso di ritirarsi dal lavoro, ha dato loro la gestione dell’azienda in cui i figli già lavoravano da diversi anni. Il padre è sempre lì che osserva e mette bocca sempre meno, perché vede che l’azienda, che lui aveva fondato e sviluppato, viene portata avanti bene dai figli, che riescono a continuare a lavorare per le grandi griffe, da cui sono apprezzati e riconosciuti.
Il fatturato aumenta, i dipendenti sono soddisfatti, così i clienti ed anche i titolari.
Il bisogno di conferme e il desiderio di miglioramento
Perché mi incontrano i figli? Hanno bisogno di conferme, hanno bisogno di sapere che stanno facendo bene; vogliono individuare percorsi di miglioramento per loro personalmente, sia nel gestire i dipendenti, sia i clienti.
Mi raccontano che si sono trovati improvvisamente a fare gli imprenditori e si sono presi la responsabilità sulle loro spalle, ma non sanno come lo stanno facendo. Hanno cioè bisogno di aumentare la propria consapevolezza su ciò che fanno e sul come lo fanno, per poi decidere il se e come evolvere.
Decidiamo per un percorso di 4 incontri individuali di coaching ad ognuno dei due titolari. Questo perché gli incontri individuali permettono una maggiore personalizzazione rispetto anche ai diversi ruoli che ricoprono.
Giuliano è responsabile Commerciale e quindi sono in capo a lui le relazioni con i prestigiosi clienti.
Caterina è responsabile del Design dei prodotti ed è quindi l’anello di congiunzione tra la produzione, quindi le maestranze, e la clientela.
Gli incontri sono stati organizzati a distanza di 3 settimane l’uno dall’altro, per cui il percorso di coaching in 4 mesi, da maggio a settembre, si è chiuso con i due titolari soddisfatti delle conferme che hanno ottenuto.
Il coaching per lavorare sulla consapevolezza
La scelta degli incontri individuali ha dato loro la consapevolezza e le risposte che stavano cercando, pur percorrendo strade simili (4 incontri ciascuno) ma con modalità diverse, perché ad ogni incontro abbiamo affrontato i temi che i coachee, cioè Giuliano e Caterina, avevano bisogno di verificare.
Gestire l’insonnia e i pensieri negativi: il percorso di Giuliano
Il primo obiettivo che Giuliano ha raggiunto con i 4 incontri è stato di ottenere uno stato di benessere psico-fisico, visto che:
- aveva difficoltà a dormire;
- faceva tanti sospiri;
- entrava nel loop dei pensieri negativi ricorrenti;
- faceva partire il dialogo interno tetro e pessimista.
Abbiamo intrapreso un programma di benessere, basato su esercizi di respirazione e meditazione veloce, che nel giro di soli due incontri gli ha dato immediatamente la sensazione di star meglio.
Giuliano è riuscito anche ad aumentare la consapevolezza che il proprio benessere personale è quello che poi riversi sui tuoi dipendenti e sui tuoi clienti ed è la chiave per raggiungere l’incremento di fatturato.
L’aumento di fatturato era tra i suoi obiettivi aziendali.
Solo un imprenditore che sta bene ogni giorno è in grado di gestire bene e con serenità l’azienda ed i clienti, un giorno dopo l’altro.
Infine Giuliano ha capito che doveva adottare uno stile di leadership maggiormente basato sulla delega, se non voleva diventare lui stesso il limite alla crescita della propria azienda.
Alla fine dei 4 incontri previsti Giuliano ha commentato la sua esperienza come molto positiva per aver raggiunto la maggiore consapevolezza sull’importanza del sé, proprio in funzione del gestir bene la sua azienda ed ha pianificato il successivo intervento per far crescere un paio di manager all’interno dell’azienda.
Il peso delle responsabilità e il perfezionismo: il percorso di Caterina
Caterina era tra i due la persona che aveva fortemente voluto il percorso di coaching. Era lei ad avere probabilmente più bisogno di confronto per prendere coscienza che il “voler far bene”, valore familiare a cui ambedue si sono ispirati, aveva prodotto i suoi frutti sia nei confronti dei clienti e sia dei dipendenti. Ha sentito di più del fratello il peso del prendersi in carico la responsabilità del diventare imprenditrice, quando fu il momento. Forse questo è stato anche dovuto al fatto di avere un padre autoritario e maschilista, che le aveva lasciato poco spazio nel decidere, ad esempio, come rapportarsi ai dipendenti, rispetto ai quali le aveva imposto uno stile distaccato ed autoritario, che a lei pesava molto. In fondo stava cercando di trovare il proprio stile di fare alcune attività tra cui: come rapportarsi ai dipendenti e ai funzionari dei clienti; avere più spirito d’iniziativa e sentirsi meno legata al giudizio del fratello.
Se l’aspetto che mi aveva colpito in Giuliano era stato il “sospirare frequentemente”, per Caterina era stata l’eccessiva presenza del “sempre” nel suo linguaggio.
Il perfezionismo di Caterina la stava esasperando.
Con ambedue abbiamo fatto esercizi per aumentare la loro consapevolezza su questi aspetti personali di ognuno di loro e così si sono resi conto autonomamente di come, se continui ad alzare l’asta che devi saltare, sei tu stesso a pretendere sempre di più da te. E questo non è sempre positivo, soprattutto in casi come questi, dove sono le stesse persone che tendono a voler fare bene.
Pretendere sempre di più può portare a stati, anche fisici, di difficoltà. Caterina aveva spesso il mal di testa, collegato anche ad alcune patologie mediche, e guarda caso “sempre” di notte quando la testa dovrebbe smettere di pensare e provvedere al riposo.
Anche con Caterina abbiamo fatto un lavoro sul benessere personale in primis e poi sul linguaggio, cioè come lei parla agli altri e come parla a se stessa.
Il risultato raggiunto me lo ha sintetizzato nel seguente modo all’ultimo incontro:
“Mi emoziona che ho avuto proprio quello che volevo, che ho incontrato proprio te, che sei la persona giusta per dirmi che vado bene così, che sono sul pezzo, adatta a questo tipo di lavoro. È vero, lo sapevo già, ma hai bisogno di conferme da altri, che siano al di fuori proprio di tutto. Io avevo bisogno proprio di questo: di conferme. Mi voglio un po’ più di bene ora.”
E finalmente ha riconosciuto che sulle valutazioni dei clienti aveva ottenuto tutti 10, cioè il massimo dei voti.
Il potere della spontaneità
In conclusione dunque la spontaneità conta. Vale per noi, per la nostra dignità personale e per la coerenza con i nostri valori. Vale per gli altri, perché si accorgono quando i nostri comportamenti non sono spontanei. E per essere spontanei bisogna aver sperimentato stili diversi, averli selezionati ed infine aver scelto quello che è più in linea con il nostro cuore!
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